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Intervista a Bianca Rita Cataldi

Scrittrice di Riverside

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Nota sull'autrice:

​Bianca Rita Cataldi è nata nel 1992 a Bari dove ha conseguito la laurea magistrale in Filologia Moderna e si è diplomata in pianoforte in conservatorio. È editor, correttrice di bozze e traduttrice. Finalista al Premio Campiello Giovani 2009, ha esordito nel 2011 con il romanzo Il fiume scorre in te, edito senza contributo da Booksprint Edizioni. Il suo secondo romanzo, Waiting room, si è classificato finalista del Premio Villa Torlonia 2012 ed è stato pubblicato nel 2013 da Butterfly Edizioni, conquistando nel 2015 il primo posto del Premio Letterario Internazionale Maria Messina. Da agosto 2015 è in tutte le librerie Isolde non c’è più, Les Flâneurs Edizioni, menzione speciale al Golden Book Awards 2016. Ha contribuito alla fondazione del portale logokrisia.com. Da febbraio 2018 è in libreria il romanzo I fiori non hanno paura del temporale, HarperCollins Italia. Attualmente vive a Dublino, dove sta conseguendo il dottorato di ricerca presso la School of Languages, Cultures and Linguistics dello University College Dublin ed è tutor di lingua italiana presso la stessa università.

Sei italiana. Perché hai scelto di ambientare la storia in Gran Bretagna?

L'ambientazione inglese mi ha permesso di utilizzare l'idea della Grammar school, che in Italia sarebbe stata impossibile. Avevo bisogno dell'approccio anglosassone all'istruzione superiore per poter giustificare determinati snodi nella trama. Inoltre, l'atmosfera suggestiva inglese era senz'altro piu' adatta a questo tipo di storia.

 

Quali erano le tue materie preferite? Economia come la "prima Amabel" o storia come la "seconda"?

Storia era senz'altro piu' vicina al mio gusto, anche se le mie materie preferite in assoluto sono sempre state quelle letterarie. Il mio interesse e' fondamentalmente umanistico.

 

Come sarebbe la Bianca Rita Cataldi di un universo parallelo? In un altro tipo di vita?

Probabilmente in un'altra vita mi sarei dedicata di piu' alla mia seconda passione, la musica. Avrei senz'altro provato a studiare violoncello, mentre in questa vita mi sono dedicata al pianoforte, e magari mi sarei unita a un'orchestra.

 

 J. K. Rowling ebbe l'ispirazione per scrivere Harry Potter guardando le mucche. E tu? Quando ti è venuta l'idea di Riverside?

L'idea ha iniziato ad affacciarsi nella mia mente durante un viaggio in treno, come spesso mi capita, e ha affondato le sue radici nella mia eterna passione per i luoghi abbandonati (in particolare le scuole) e per le case di bambole.

 

Secondo te è più difficile scrivere l'inizio o la fine di un libro?

Sicuramente il finale. Mentre l'incipit e' carico della forza dell'ispirazione, al finale si arriva sempre un po' stanchi, e infatti il rischio piu' grande e' quello di "affrettare" le ultime pagine e non dare al romanzo la chiusura che merita.

 

Quali sono i tuoi scrittori e i tuoi libri preferiti?

Il mio scrittore preferito in assoluto e' Dino Buzzati, perche' i suoi libri e ancor di piu' i racconti mi hanno letteralmente cambiato la vita. Poi ci sono Fitzgerald e Hemingway, che scrivevano come vorrei scrivere io. Da ragazzina ho adorato la saga di Harry Potter e quella di Mirta-Luna dell'ormai scomparsa (e rimpianta) Chiara Palazzolo. 

 

Come ti definiresti in tre parole?

Ambiziosa, determinata, costante. 

 

Non capisco come mai, ma Riverside non è ancora un libro conosciuto. Hai provato a inviare il romanzo a delle case editrici?

In realta' no perche' il genere trattato in questo libro e' lontano dai romanzi che ho pubblicato in seguito, sempre con case editrici. Per il momento e' meglio concentrarmi sulla mia strada principale, che e' quella della narrativa per adulti, con la guida della mia editor. 

 

Pensi che questo libro ti farà diventare famosa?

Forse no, ma senz'altro mi ha permesso e mi sta permettendo di raggiungere un pubblico piu' giovane rispetto a quello a cui posso arrivare con la narrativa per adulti, per cui sono piu' conosciuta. 

 

Ti piacerebbe diventare famosa in tutto il mondo? Pensi che l'essere famosi possa dare la felicità?

Mi piacerebbe molto essere conosciuta in Italia e in Irlanda, che e' il Paese nel quale vivo, ma non nutro una grande ambizione in questo senso. Da un certo punto di vista, scrivere nell'ombra concede piu' liberta' e permette di essere se stessi, il che e' importante in un lavoro creativo come questo. Se poi il successo dovesse arrivare, ne sarei certo felicissima. 

 

Se fossi milionaria, cosa faresti con una parte dei soldi?

Comprerei una casa a Dublino e viaggerei per fare volontariato. 

 

Qual è il personaggio di Riverside che ti assomiglia di più?

Paradossalmente e' Damian. Amabel mi somiglia solo per determinate caratteristiche, come la testardaggine, ma Damian mi e' piu' affine nel suo modo di esprimere le emozioni e vivere i sentimenti. 

 

Per creare i vari personaggi, ti sei ispirata a delle persone che conosci?

Per questo libro non molto. Quasi tutti i personaggi sono completamente frutto della mia fantasia, anche fisicamente.

 

Attualmente stai scrivendo qualcosa?

Si', mi sto dedicando al primo volume di una saga familiare di cui ho scritto la prima bozza e che adesso sto rivedendo. 

 

Nel tuo romanzo, scrivi che sono le persone che incontriamo, i luoghi che frequentiamo, le scuole nelle quali studiamo e i libri che leggiamo che ci formano e ci plasmano. Ci definisce come  argilla fresca". Una frase veramente bellissima. Tu come sei stata "plasmata" ? Chi ha avuto una grande importanza nella tua formazione?

Al di la' dei libri che ho letto e che senz'altro hanno contribuito a darmi forma, le mie guide sono stati i miei insegnanti, alcuni di loro in particolare. Di certe persone che mi hanno seguita nel mio percorso di studio posso dire che sono state davvero dei maestri, nel senso piu' pieno del termine. Poi ci sono state anche le esperienze all'estero, i viaggi e le storie d'amore, tutti elementi che segnano una persona.

 

Come trovi il latino? La definisci una lingua morta?

E' una lingua che amo moltissimo e che in realta' e' piu' viva che mai. Adesso che insegno italiano agli stranieri, mi rendo conto di quanto del latino sia sopravvissuto nel nostro modo di vivere e di parlare. Sicuramente non useremo mai questa lingua per comunicare tra noi nel ventunesimo secolo, ma senz'altro rappresenta le nostre origini e la nostra storia.

 

Cosa pensi delle parolacce?

Nei libri cerco di evitarle, a meno che non siano necessarie per delineare meglio un certo tipo di personaggio. Se si tratta di parole leggere, possono dare colore al testo, quando e' necessario. 

 

Nel tuo libro, il destino, è un tema ricorrente. A un certo punto lo descrivi come "un qualcosa di imperscrutabile che gestisce ogni vita come tanti fili di marionette". Pensi davvero che siamo nelle mani del destino ed è impossibile cambiare il corso degli eventi?

Penso che esista davvero una volonta' superiore alla nostra ma, al tempo stesso, "homo faber fortunae suae": ogni scelta che facciamo condiziona il nostro percorso, ma credo che, qualunque sia l'esito delle nostre scelte, non ci sia mai una vera sconfitta, perche' avremo comunque imparato qualcosa.

 

Ti ritieni una persona pessimista, ottimista o preferisci definirti realista?

Decisamente ottimista. Sono convinta che abbattersi non serva a nulla e che in ogni situazione ci si possa rimboccare le maniche per risolvere qualsiasi tipo di problema, naturalmente chiedendo aiuto quando e' necessario. Come diceva mia nonna, "a tutto c'e' rimedio fuorche' alla morte".

 

Hai paura della morte? Ti lanceresti dalla Rupe di Leucade per raggiungere una persona a cui tieni tantissimo? Pur sapendo che, fallendo, perderesti sicuramente la memoria?

Credo di si'. Per amore ho fatto follie piu' di una volta e mi ci vedo a sfidare la sorte come Damian. Non sono una persona che rinuncia facilmente a cio' a cui tiene, almeno finche' so che vale ancora la pena di lottare. La morte non mi spaventa perche' so che arrivera' quando e' giusto che arrivi e, come diceva qualcuno prima di me, dove ci siamo noi non c'e' la morte, e dove c'e' la morte non ci siamo noi. 

 

Com'è stato finire di scrivere Riverside?

Doloroso. I personaggi mi sono mancati immediatamente, come sempre accade per le saghe che ci accompagnano per molto tempo. Per questo ho scritto due prequel e uno spin-off: per tenerli con me ancora un po'. 

 

Damian è completamente innamorato di Amabel. Credi nel vero amore? O pensi che non esista?

Credo che esista ma che non sia solo uno. Credo nell'amore ma non nel principe azzurro, ecco. Soprattutto, penso che esistano molti tipi di amore e che, come nel caso di Damian e Amabel, l'eta' spesso non conti. 

 

Tra Damian e Megan sembra esserci un legame di amicizia indistruttibile. Quando però Megan inizia a pretendere qualcosa in più, l'amicizia vacilla perché Damian non prova niente di più per lei e inizia a non sapere più come comportarsi. Dopo un avvenimento del genere un'amicizia può continuare a essere la stessa o sarà compromessa per sempre? Se non ci fosse stata Amabel, Damian si sarebbe innamorato di Megan?

Sono certa di no, non sarebbe mai potuto succedere. Damian avrebbe continuato comunque a vedere Megan come un'amica perche', purtroppo, quello era tutto cio' che poteva offrirle. L'amicizia vera, pero', puo' sopravvivere a certi colpi, se da entrambe le parti c'e' la maturita' necessaria per accettare la sua trasformazione. Damian non smettera' mai di voler bene a Megan, malgrado tutto. 

 

Che consiglio daresti a un giovane che vuole diventare scrittore?

Di essere costante, di non lasciarsi scoraggiare dai rifiuti (perche' arrivano) e di non perdere di vista l'obiettivo. 

 

In Riverside ci sono diverse parti che vogliono far riflettere su vari temi e che si propongono di dare degli insegnamenti a chi legge. Nel caso di questo romanzo, non vi è però nessuna "arroganza del citazionismo". Cosa pensi dei libri dove l'autore tartassa continuamente il lettore di massime che non poggiano però su alcuna trama?

Personalmente e' qualcosa che, da lettrice, detesto, e per questo cerco di evitarlo quando scrivo. Mi piace che il messaggio raggiunga il lettore tramite la storia e che sia sottomesso alla storia, non che venga imposto. In alcuni casi, quando leggo certi libri, mi sembra di essere trattata da stupida e da ignorante, ed e' una sensazione odiosa. Spero davvero di non cadere mai in questo errore da autrice.

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Grazie ancora per aver risposto alle mie domande Bianca!

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